La nostra è una società fluida, multietnica, imprevedibile perché spesso soggetta a cambiamenti inaspettati che ci portano a cambiare casa o a modificarla a seconda dei periodi della vita familiare.
Le famiglie si allargano o restringono con maggiore rapidità di un tempo e si diffonde l’esigenza di trovare spazi adattabili per ospitare più o meno persone a seconda dei periodi.
È anche vero che la vita di tutti noi è sempre più nomade, soggetta a repentini e inaspettati mutamenti che ci portano a cambiare casa più spesso di una volta, o a viverla in modo differente a seconda dei periodi dell’esistenza e delle fasi della giornata. I contratti di lavoro sempre più di frequente hanno una durata limitata o prevedono fasi di “smart working”: questo porta le persone a lavorare anche da casa, rendendo necessaria la trasformazione di alcuni ambienti domestici in piccoli uffici temporanei.
Spazi open e flessibili
Oggi servono anche in casa come negli uffici spazi il più possibile flessibili. Che si tratti di una piccola mansarda in centro città o di una mega-villa in montagna, un bravo architetto o designer, deve saper trovare la soluzione per dividere, aprire e chiudere, allargare o restringere gli spazi a seconda delle necessità. In modo non definitivo, ma attraverso elementi temporanei e mobili.
Sempre meno mattoni e sempre più pareti mobili o paraventi, elementi di arredo o persino piante: tutto entra in questo gioco mutevole di separazione e integrazione. Negli ultimi anni ci siamo accorti che tutti vogliamo più continuità tra gli spazi, ma poi ogni tanto abbiamo bisogno di ritrovare le divisioni tradizionali della casa o degli ambienti del lavoro.
Questo modo di interpretare gli spazi vale per tutta la casa: la cucina si apre verso la zona giorno, ma si può nascondere quando ci si siede a tavola o ci si accomoda sul divano per il caffè. Allo stesso modo il bagno si apre verso la camera da letto e si chiude quando serve. Oppure si può dividere in due, con uno spazio più di servizio e un altro dedicato alla cura del corpo. La camera da letto si fonde con la cabina armadio, ricavata con pareti mobili o inserendo una parete vetrata come “muro” trasparente.
Oggi l’obiettivo è tenere le case il più possibile aperte, via dunque le pareti in muratura, sostituite ad esempio da arredi che fungono da divisori a centro stanza o pareti possibilmente trasparenti. «Una delle cose che ci ha insegnato l’architettura modernista è far dialogare i luoghi – dice spesso l’Architetto Piero Lissoni – che siano le stanze di una casa oppure l’interno con l’esterno. Laddove si può, consiglio sempre di mettere in comunicazione gli spazi, buttare giù i muri e far entrare la luce, che è il vero lusso di oggi». Sono d’accordo con lui, uno dei lussi di oggi più ambiti è poter realizzare ampie vetrate scorrevoli che mettano in contatto il living con un ampio terrazzo arredato come un soggiorno.
La necessità di mantenere vivo il contatto tra lo spazio interno della casa e quello esterno della natura nasce per soddisfare un bisogno primordiale dell’uomo. Il verde, con i suoi cicli stagionali, simbolo di vita che cambia, rappresenta una fonte di benessere: fermarsi ad osservare gli elementi naturali, costituisce un’occasione di tranquillità.
Giardini, terrazze, balconi, sono stati soprattutto in questi anni pandemici ambienti di vita che ci hanno sottratto allo stress; luce, aria, acqua, piante e fiori, ci trasmettono benessere e serenità.
Con l’avvio della stagione invernale, non vogliamo chiudere le finestre su questo mondo naturale capace di rigenerarci, non vogliamo lasciarlo fuori dalle mura domestiche.
Il valore terapeutico dato dal vivere a contatto con la natura, dovrebbe diventare il parametro di riferimento per una progettazione attenta al benessere dell’uomo.
La finestra non è più intesa solo come elemento che soddisfa i requisiti normativi di aria e luce (ruolo spesso delegato agli impianti tecnologici) ma, come elemento che parla il linguaggio del benessere, linguaggio che si traduce in grandi aperture capaci di dialogare con il paesaggio.
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