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Tendenza open door: meno muri e più finestre!

A cura di arch. Cinzia Pagni

La nostra è una società fluida, multietnica, imprevedibile perché spesso soggetta a cambiamenti inaspettati che ci portano a cambiare casa o a modificarla a seconda dei periodi della vita familiare.
Le famiglie si allargano o restringono con maggiore rapidità di un tempo e si diffonde l’esigenza di trovare spazi adattabili per ospitare più o meno persone a seconda dei periodi.

È anche vero che la vita di tutti noi è sempre più nomade, soggetta a repentini e inaspettati mutamenti che ci portano a cambiare casa più spesso di una volta, o a viverla in modo differente a seconda dei periodi dell’esistenza e delle fasi della giornata. I contratti di lavoro sempre più di frequente hanno una durata limitata o prevedono fasi di “smart working”: questo porta le persone a lavorare anche da casa, rendendo necessaria la trasformazione di alcuni ambienti domestici in piccoli uffici temporanei.

Spazi open e flessibili


Oggi servono anche in casa come negli uffici spazi il più possibile flessibili. Che si tratti di una piccola mansarda in centro città o di una mega-villa in montagna, un bravo architetto o designer, deve saper trovare la soluzione per dividere, aprire e chiudere, allargare o restringere gli spazi a seconda delle necessità. In modo non definitivo, ma attraverso elementi temporanei e mobili.

Sempre meno mattoni e sempre più pareti mobili o paraventi, elementi di arredo o persino piante: tutto entra in questo gioco mutevole di separazione e integrazione. Negli ultimi anni ci siamo accorti che tutti vogliamo più continuità tra gli spazi, ma poi ogni tanto abbiamo bisogno di ritrovare le divisioni tradizionali della casa o degli ambienti del lavoro.

Questo modo di interpretare gli spazi vale per tutta la casa: la cucina si apre verso la zona giorno, ma si può nascondere quando ci si siede a tavola o ci si accomoda sul divano per il caffè. Allo stesso modo il bagno si apre verso la camera da letto e si chiude quando serve. Oppure si può dividere in due, con uno spazio più di servizio e un altro dedicato alla cura del corpo. La camera da letto si fonde con la cabina armadio, ricavata con pareti mobili o inserendo una parete vetrata come “muro” trasparente.

L'open door secondo Ludwig Mies van der Rohe


Soluzioni e strategie che funzionano sia negli spazi piccoli che in quelli ampi. Certo, è difficile ottenere gli effetti spettacolari raggiunti da Ludwig Mies van der Rohe nel Padiglione di Barcellona per l’Expo del 1929, ma oggi anche negli appartamenti piccoli si possono creare spazi ottimali e creare bolle spazio che consentono di ritagliare ambienti per la privacy. Quando progetto un interno il primo consiglio che mi preme dare ai miei committenti è sempre quello di eliminare gli spazi inutili, riduco al massimo il numero dei corridoi, che forse avevano senso un tempo, quando le case erano vissute con altri ritmi e altre ritualità.

Oggi l’obiettivo è tenere le case il più possibile aperte, via dunque le pareti in muratura, sostituite ad esempio da arredi che fungono da divisori a centro stanza o pareti possibilmente trasparenti. «Una delle cose che ci ha insegnato l’architettura modernista è far dialogare i luoghi – dice spesso l’Architetto Piero Lissoni – che siano le stanze di una casa oppure l’interno con l’esterno. Laddove si può, consiglio sempre di mettere in comunicazione gli spazi, buttare giù i muri e far entrare la luce, che è il vero lusso di oggi». Sono d’accordo con lui, uno dei lussi di oggi più ambiti è poter realizzare ampie vetrate scorrevoli che mettano in contatto il living con un ampio terrazzo arredato come un soggiorno.

Porte e finestre per dialogare con gli spazi


È in quest’ottica che anche le porte assumono un significato diverso: oltre a chiudere e collegare stanze definite, oggi diventano dei separé tra spazi diversi all’interno di un unico ambiente ideale, grazie anche a soluzioni tecnologiche un tempo impensabili e spesso mutuate dai luoghi di lavoro.

In vetro, scorrevoli, a soffietto, a scomparsa, a rotazione: oggi le proposte sul mercato sono innumerevoli e sofisticate, così come quelle di partizioni mobili. Le pareti vetrate all’interno delle nostre case diventano elementi caratterizzanti che ci consentono di lasciare aperti gli spazi quando vogliamo farli dialogare e chiuderli quando necessario. Sono soluzioni che creano delle piccole architetture, delle bolle spazio, che permettono di ottenere risultati molto belli anche in piccoli appartamenti. L’epoca del LOFT, dell’open space che era tanto di moda negli anni ‘80-‘90 sta tramontando a favore di spazi vetrati che uniscono e separano al tempo stesso. La pandemia ci ha costretto a ripensare gli spazi interni della casa sia per necessità di far convivere 24 ore su 24 tutti i membri della famiglia, sia perché ci ha costretto a lunghi periodi chiusi in case che spesso erano carenti di affacci verso il mondo esterno.

Superfici finestrate e innovazioni tecnologiche


Oggi, le innovazioni tecnologiche consentono di realizzare aperture di dimensioni e caratteristiche impensabili fino a qualche decennio fa. La finestra è diventata l’elemento caratterizzante dell’architettura, le murature si svuotano, lasciando il posto ad ampie superfici finestrate. Il confine tra interno ed esterno diventa sempre più labile. Tante infatti sono le soluzioni architettoniche che consentono di mantenere un rapporto diretto tra il mondo interno, familiare dell’abitazione, ed il mondo esterno; dalla finestra alla veranda, dal patio , al tetto vetrato…

La necessità di mantenere vivo il contatto tra lo spazio interno della casa e quello esterno della natura nasce per soddisfare un bisogno primordiale dell’uomo. Il verde, con i suoi cicli stagionali, simbolo di vita che cambia, rappresenta una fonte di benessere: fermarsi ad osservare gli elementi naturali, costituisce un’occasione di tranquillità.

Giardini, terrazze, balconi, sono stati soprattutto in questi anni pandemici ambienti di vita che ci hanno sottratto allo stress; luce, aria, acqua, piante e fiori, ci trasmettono benessere e serenità.

Con l’avvio della stagione invernale, non vogliamo chiudere le finestre su questo mondo naturale capace di rigenerarci, non vogliamo lasciarlo fuori dalle mura domestiche.

Il valore terapeutico dato dal vivere a contatto con la natura, dovrebbe diventare il parametro di riferimento per una progettazione attenta al benessere dell’uomo.

La finestra non è più intesa solo come elemento che soddisfa i requisiti normativi di aria e luce (ruolo spesso delegato agli impianti tecnologici) ma, come elemento che parla il linguaggio del benessere, linguaggio che si traduce in grandi aperture capaci di dialogare con il paesaggio.

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